
La filosofia del calcio secondo Coach Marini
MARIANNA MARINI spiega il calcio secondo la sua personale visione in linea con i dettami del Settore Tecnico e della Scuola Allenatori di Coverciano
ANALISI DELLE INTERAZIONI ALL'INTERNO DI UNA SQUADRA SULLA BASE DEI LIVELLI LOGICI

Dopo aver analizzato i singoli livelli tenendo in considerazione ciò che deve fare l’allenatore, e bene comprendere che all’interno della Squadra vi sono interazioni che non consentono di stazionare in situazioni simmetriche della conversazione, delle relazioni e della convivenza.
L’asimmetria all’interno dei gruppi si manifesta in tantissimi modi:
· Presa di possesso del turno di parola. Per ‘allenatore può essere importante vedere chi prende sempre la parola per primo e chi per ultimo.
· Gerarchizzazione: all’interno della squadra le gerarchie non sono mai definitive ma cambiano nel tempo e l’allenatore deve comprendere come e perché:
Capitano e vice capitano.
Potere economico del calciatore e dell’allenatore.
Gerarchie di cui non ci si rende conto: potere carismatico del calciatore a cui la squadra da potere e prestigio determinato dalla leadership. Poiché il gruppo sovra ordina, ordina e subordina i giocatori al proprio interno all’allenatore spetta il compito di riconoscere le gerarchie e di equilibrarle in una sorta di ordine di beccata moderato dallo stesso. Nella gerarchia l’ascensore sociale e fondamentale:
_ Capacita tecniche
_ Selettori sociali (i compagni)
_ Tecniche di ascensore sociale (che se negative disgregano – mobbing)
· Regole: come visto prima non vanno fatte immediatamente ma man mano che il gruppo ne necessita poiché altrimenti vincolano l’allenatore alla costrizione della loro applicazione. A inizio stagione le regole vengono votate dopo essere nate all’interno del gruppo e condivise tra i singoli giocatori in base alle esigenze indispensabili. Le regole vengono osservate nel momento in cui nascono da un esperienza comune e dunque vengono fatte proprie al fine di generare pace dopo i conflitti interni.
· Patologie dettate dai comportamenti dei singoli giocatori o dalla squadra nascono dagli atteggiamenti conformistici, rassicuranti che pero evidenziano la non assunzione di responsabilità: chi rompe gli schemi si assume la responsabilità di farlo, infatti, e per emarginare le patologie l’allenatore deve:
- Mettere a proprio agio il singolo giocatore nella squadra.
- Curare le patologie responsabilizzando i singoli giocatori.
- Far acquisire in maniera progressiva e costante le capacita tecniche ai singoli giocatori cosi
- che il gruppo se ne accorga e ratifichi il cambiamento.
La squadra può essere definita un gruppo sano o malato in base al principio di COESISTENZA dei singoli all’interno del gruppo. L’allenatore deve avere gli strumenti diagnostici per riuscire a stabilire lo stato di benessere/malessere della squadra stessa, poiché le variabili che causano cambiamenti sono molteplici:
· Spirito di collaborazione tra giocatori.
· Inserimento di un nuovo elemento all’interno della squadra (situazione grave quando l’allenatore non ha tempo di instaurare rapporti e definire regole) . In questo caso l’allenatore deve trovare un modo opportuno per facilitare tale inserimento parlando con il gruppo in maniera serena e chiara, prevenendo gli atteggiamenti di insofferenza da parte della squadra:
- Aumento dei fattori di stress.
- Aumento dell’aggressività.
- Aumento dei comportamenti contrastivi.
· Sovraffollamento che può creare molteplici problemi: la numerosità all’interno delle squadre e un problema ma può anche aiutare l’allenatore a capire quale sia il leader all’interno del gruppo anche solo analizzando lo spazio che lo stesso si prende all’interno dello spogliatoio.
· Orizzonte di vita all’interno del gruppo che l’allenatore deve considerare per motivare il singolo giocatore:
se e troppo breve l’allenatore definisce gli argomenti da trattare (ad esempio coronare la propria carriera, giocare bene per trovare un nuovo contratto, impegnarsi per farsi rinnovare il contratto esistente) se e troppo lungo l’allenatore deve stimolare l’impegno e la costanza evitando la demotivazione.
In una situazione di forte stress se il giocatore ha la possibilità di fuggire o lottare (aggredire) riesce a convivere con i compagni se invece l’allenatore non riesce a far trovare a ogni singolo giocatore uno sfogo(delle scappatoie) le tensioni surclassano l’ambiente.
L’allenatore deve creare un ambiente agiato (innovando le esercitazioni, ad esempio) e comunque evitando lo stress ai giocatori e consentendo il maggior numero di relazioni all’interno del gruppo dunque:
· Attenzione alle strutture architettoniche.
· Ambiente creativo.
· Liberta di espressione.
· Assunzione iniziative.
· Assunzione di responsabilità.
· Allenamenti non ripetitivi.
· Soddisfazione del bisogno di divertimento.
Come detto, l’allenatore ha l’obiettivo di saper influenzare i comportamenti dei giocatori.
La cooperazione nel gruppo dipende da molti fattori:
· L’ordine di fratria:
- Il primo nato ha comportamenti conservatori;
- gli ultimi nati sono propensi al cambiamento, all’autonomia, al successo;
· i traumi infantili (spesso di ordine sessuale) magari portati alla luce dalla psicanalisi;
· ecc.
Gli atteggiamenti del giocatore possono essere:
· di ordine scientifico: rispondono alla domanda vero o falso
· di ordine estetico: rispondono alla domanda bello o brutto
· di ordine etico: rispondono alla domanda giusto o sbagliato
Modificare tali atteggiamenti si può attraverso l’assunzione di un atteggiamento scientifico:
· Scelta dell’ordine ludico rispetto a quello lavorativo: chi gioca ottiene mentalmente un risultato completo poiché e possibile anche giocare da soli mentre se il gioco viene ricondotto a un lavoro e difficile riconoscersi nel lavoro completo poiché ci si aliena dal risultato complessivo.
· Interesse verso un atteggiamento ripetibile di un singolo della propria squadra o di un avversario poiché nella ripetizione sta l’ingegneria.
· Ingegneria inversa con la quale si analizza l’esito conclusivo di un evento (ad esempio un goal della squadra avversaria) per poterlo poi prevenire (studio l’azione del goal da quando inizia).
L’allenatore dev’essere in grado di spiegare cosa deve fare la squadra per prevenire questa situazione: in definitiva se si costituiscono differenze possono essere definite le ripetizioni che poi possono essere codificate per:
- Governare il ripetibile.
- Tradurre il ripetibile in istruzioni collettive sempre positive date a tutta la squadra (prima dell’inizio della partita e tra primo e secondo tempo).
Esistono tre tipologie di calciatori da poter coordinare in un’azione di gioco attraverso istruzioni date alla squadra:
· Giocatori “ottimistico orientati”: si muovono in possesso palla.
· Giocatori “pessimistico orientati”: si muovono in funzione della perdita della palla.
· Giocatori “sfascia famiglie”: non servono nell’economia della gara svolta dalla squadra e dunque vanno sostituiti.
Lo scopo primario dell’allenatore e quello di avere il maggior numero di giocatori ottimistico orientati!
La logica delle spiegazioni sull’asse temporale del tempo di sanatura si divide in:
· Paradigma: qualcosa che viene assunto e resta fermo detto anche punto fermo
· Differenza: qualcosa che si differenzia dal paradigma
· Sanatura : ciò che riporta ad un punto fermo
La logica delle spiegazioni identifica nella spiegazione scientifica il modo di sanare la differenza che c’è tra l’anomalia e il paradigma. Dunque l’allenatore deve “convincere” dando spiegazioni orali e con limiti precisi di coerenza prontezza correttezza e concisione. La spiegazione va data oralmente e in tempi precisi perché l’allenatore non può lasciare punti interrogativi nella testa dei giocatori soprattutto nel settore giovanile. Le spiegazioni devono essere coerenti e convincenti e la logica della spiegazione e riferirsi a paradigmi ben precisi che sanino le differenze.
Lo scopo dell’allenatore e definire una metodologia di relazione:
· Riferirsi a paradigmi precisi.
· Ricondurre le differenze a sanature in tempo e coerentemente in maniera convincente, coerente e congruente.
L’allenatore ha più probabilità di trasmettere qualcosa a qualcuno quando riesce a trasmetterlo come un valore, dunque se viene detto qualcosa ai giocatori facendola passare sotto forma di valore, ciò avrà maggiore efficacia e determinerà le scelte che i giocatori faranno.
I valori influenzano le comunicazioni che a loro volta determinano l’efficacia delle azioni perciò lo scopo dell’allenatore e cercare di creare valori comuni all’interno della squadra. Ogni valore nasce infatti dal mettere in rapporto due elementi, l’uno che soddisfa l’altro e che possono essere positivi o negativi nella loro accezione assoluta ma che posti in relazione diventano appunto un valore.
L’allenatore può valorizzare qualsiasi cosa l’importante e che la metta nel giusto rapporto, ovvero se dice qualcosa che viene valorizzato dai giocatori ha la probabilità che questi lo seguano e facciano ciò che vuole. L’importante e capire quali valori sia opportuno trasmettere in una squadra e quali no. I valori imposti non sono quasi mai accettati dal gruppo perché devono essere inseriti in un contesto appropriato.
Ci sono certi valori che non vanno forzati poiché non sono trasmissibili a livello trasversale altri invece che vengono adottati facilmente quando il clima ambientale e favorevole. La tolleranza relativa ai valori intesi quali problemi legati al benessere della persona dev’essere massimale se il valore di libertà e superiore in virtù del fatto che chi si sente libero collabora di più e al meglio, se invece il valore e dettato da cultura epidemica l’allenatore può intervenire per modificarlo/adattarlo.
L’allenatore si trova a combattere contro valori enormi tipo quello economico, il doping, la corruzione, il calcio scommesse, ma fondamentalmente il calcio rappresenta un’isola felice rispetto al mondo normale in cui la lealtà resta il valore fondamentale. Perciò quando l’allenatore si rende conto che guida i giocatori comprende anche l’assunzione di responsabilità notevole da non sottovalutare mai.
Il principale fattore che l’allenatore deve considerare nel percorso di cambiamento personale dei calciatori e quanto (o quanto poco) questi conoscono se stessi, riguardo le loro capacita e convinzioni, i loro valori e atteggiamenti e la loro identità. Certamente, da un punto di vista sportivo, una sana consapevolezza di se stessi (o un’immagine realistica di se stessi) e una componente determinante per migliorare le performance individuali e di squadra.
Molte persone cambiano se stesse iniziando dal livello più basso di questo modello (l’ambiente) e poi risalgono. Questo atteggiamento non e sbagliato ma ha dei limiti poiché se il cambiamento riguarda soltanto l’ambiente e il comportamento e dunque e ben visibile e altrettanto temporaneo e non si radica nel giocatore a un livello superiore, ovvero non diventa parte degli atteggiamenti e dell’identità dello stesso.
Dunque se, conseguentemente ad un’importante vittoria, il calciatore non modifica il proprio atteggiamento riguardo le sue reali capacita o non ha impatto su queste il miglioramento della performance sarà difficile da mantenere.
Al contrario se il giocatore pecca di umiltà e le sue capacita e i suoi comportamenti lo confermano lo stesso finisce col perdere il miglioramento della performance.
L’abilita dell’allenatore sta nel trasmettere ai giocatori, singolarmente, in che modo determinare un equilibrio sano tra i vari livelli. Tale equilibrio e chiamato congruenza ed e l’allenatore stesso che deve essere in prima persona congruente. La congruenza e dettata dalla capacita di armonizzare ciò che accade in un livello con ciò che sta accadendo negli altri livelli cosi da allinearli.
Dunque congruenza per il calciatore significa essere in armonia con se stesso, con tutti i livelli allineati tra loro. Per ottenere le migliori performance sportive, la congruenza fa sentire straordinario il calciatore ed e l’unico fattore che realizza la svolta o aiuta a sostenere i progressi e il miglioramento continuo.
In relazione alla creazione di ricompense interiori il concetto di congruenza e determinante perché conseguire ricompense esteriori (soldi, fama, popolarità, ecc.) ha sicuramente importanza ma se il giocatore le ottiene a discapito dei suoi valori e della sua identità (e di quelli della squadra) allora il prezzo da pagare e troppo alto.
Il calciatore, con l’aiuto dell’allenatore, deve cercare di essere in grado di ottenere qualsiasi ricompensa, esteriore o interiore, che il giocatore considera importante, rimanendo, allo stesso tempo, sincero con se stesso e mantenendo la propria pace mentale.
Quest’ultima si raggiunge grazie alle ricompense interiori che possono essere procurate in maniera appropriata con varie attività stimolate dall’allenatore e perseguite dal calciatore:
· definire un chiaro focus e propri obiettivi in maniera chiara e definita;
· creare un approccio di successo
· sviluppare le strategie per il successo;
· riconoscere i segnali del successo;
· sfruttare una maggiore auto-consapevolezza;
· elaborare informazioni rilevanti;
· prestare attenzione a ciò che funziona;
· creare e utilizzare la propria consapevolezza tecnica;
· avere rituali e abitudini positive e funzionali;
· stimolare costantemente la motivazione;
· gestire lo stress e l’esaurimento psicofisico;
· sfruttare la sua aggressività;
· cambiare tutto ciò che non va bene e dunque bandire le convinzioni disabilitanti del calciatore e aiutarlo ad affrontare le difficoltà attraverso la forza del gruppo;
· essere congruente con i vari livelli nel momento in cui raggiunge il proprio obiettivo e dunque in armonia con se stesso;
· annotare i punti su cui lavorare così che siano ben identificati;
· scegliere delle ricompense interiori dando delle ricompense esteriori quando vengono raggiunti dei risultati personali e di squadra;
· scegliere un segnale di ancoraggio con il quale attivare una ricompensa interiore anche legata ad una ricompensa esteriore determinata dall’allenatore.